Sorrido quando sento queste parole, da persone che hanno o la metà dei miei anni (e non sanno di cosa parlano), o sono miei coetanei o poco più (ma probabilmente si sono giocati i neuroni avendo dimenticato la realtà di 10-20-30 anni fà, per essere ottimista e non voler pensare che fossero troppo faciloni e superficiali nel loro lavoro).

Oggi troppe persone usano queste parole quando si parla del digitale, perchè sono pigri e non vogliono fare delle normali procedure che si sono sempre fatte, ma che non ne sono a conoscenza o non se le ricordano…

Facciamo il bianco, che noia

Tanti operatori sono così pigri da non farlo o lasciarlo in automatico sbilanciando tutta l’immagine, o spesso rovinando la gamma dinamica della camera catturando nel modo sbagliato l’immagine con la scusa che

  • non c’è tempo per farlo – ci vogliono tra 5 e i 7 secondi
  • non ho niente di bianco – basta un qualunque oggetto bianco, dal fazzoletto ad un oggetto grigio, oppure ci sono i tappi bianchi per ogni tipo di lente per farlo al volo.
  • tanto si corregge in post – ma tutta la gamma dei colori viene alterata se non corretta in più punti, quindi tanto lavoro in più per la pigrizia di non fare una operazione di 5-7 secondi in camera.
  • una volta non si faceva – questa è la cosa più errata, si è sempre fatto il bianco, con ogni tipo di camera, quindi quando sento dire questo capisco che erano i responsabili di quelle immagini orribili che arrivavano in montaggio e si doveva fare i salti mortali con i sistemi analogici per correggere un poco le dominanti.
  • con la pellicola non si fa – altra balla degli ignoranti, la pellicola è sempre stata tarata per una determinata temperatura colore, poi nel caso si doveva usare uno stock di pellicola con una luce artificiale di temperatura diversa o altro, allora ci sono sempre stati (i primi sono degli anni 30) i filtri di correzione da luce artificiale a diurna e viceversa
Adesso con le telecamere devo controllare tutto e la checklist di quello che devo fare è lunghissima

Questa è la frase più imbarazzante che mi capita di sentire, perchè vuol dire che o non hanno mai lavorato nel broadcast o nel cinema, oppure erano dei dilettanti…

nel 1995, quindi più di vent’anni fà, se si usava una telecamera broadcast come minimo si doveva settare e gestire :

  • bianco
  • fare le barre
  • pistare il nastro
  • controllare piede e ginocchio dei setup della camera
  • che tutti i cablaggi fossero a posto
  • che gli audio andassero tutti sui canali corretti (altrimenti c’erano gli operatori che già dicevano, ma tanto basta spostare sul patchpanel le connessioni… peccato che in un ambito broadcast fosse una eresia risolvere un errore dell’operatore con un cambio setup del patchpanel dell’audio della sala di montaggio).
  • che l’ottica montata fosse ben salda, e che fosse funzionante (gli zoom engine ogni tanto ti lasciavano a piedi).
  • esporre correttamente entro le regole per l’emissione, altrimenti il nastro veniva rifiutato prima ancora di arrivare in sala edit
  • regolare l’audio entro i livelli corretti altrimenti nuovo rifiuto prima di arrivare in sala edit.
Ma il cinema era più facile no?

Partiamo dal fatto che tranne la cinepresa s8 (a cui tutti questi lamentoni fanno riferimento, perchè se avessero mai messo un piede su un set, saprebbero quanto lavoro c’era dietro) una vera cinepresa comporta lavoro, attenzione, diverse persone che stanno dietro alle diverse procedure, una checklist ben precisa.

  • Prima di ogni caricamento si controlla la meccanica, perchè se si inceppa durante una scena oltre al tempo si perde la scena
  • Prima del caricamento si controlla che la pellicola sia quella giusta, dello stock giusto, con la sensibilità giusta (altrimenti serve il filtro di conversione), della durata giusta, perchè sulle bobine la durata della bobina è x metri e si deve avere la certezza di averne abbastanza per la durata della scena, non si può certo buttare mezza bobina (perchè sono costi) o accumulare bobine mezze impressionate e aspettare le scene giuste, perchè da quando viene esposta non si può lasciare passare troppo tempo perchè il processo chimico altera la struttura, la gamma e tanti altri fattori.
  • Prima di montare si controlla i gate che sia pulito, altrimenti la polvere e la spazzatura salterà per sempre sulla pellicola, magari rovinando per sempre il girato.
  • Prima di montare si controlla sia il caricatore vuoto che tutto il percorso, un qualunque elemento estraneo potrebbe rigare la pellicola per sempre
  • Si carica alla cieca, tramite un sacco la pellicola nel caricatore e la si fa passare sui vari rocchetti della camera, se questa fase viene sbagliata, ci possono essere blocchi o danni alla pellicola o alla camera.
  • Montata la pellicola si controlla lo scorrimento con un breve test, per non rischiare la cosiddetta “insalata” ovvero la bobina salta dai rocchetti e si ammucchia a mo’ di insalata nel caricatore.
  • Montata l’ottica si controlla fluidità e movimento della messa a fuoco, che avverrà tramite un fuochista che NON vede l’immagine, ma sa quali sono le distanze a cui mettere a fuoco e alla cieca gestirà i fuochi (oggi col digitale ci sono i misuratori laser che aiutano, il monitor per il fuochista, più semplice).
  • Si controlla che il viewfinder sia ben saldo e l’oculare ben coprente, perchè durante la ripresa l’operatore potrà vedere attraverso un prisma le immagini, ma se si allontana dal viewfinder entra luce che velerà la pellicola durante la ripresa.
  • Si controlla la pulizia dell’ottica, che non ci siano elementi di sporcizia sopra
  • Una volta esposta, sempre con il famoso sacco nero si toglie la pellicola, si sigilla la pizza e la si manda al laboratorio, dove si spesa che non facciano errori o non graffino la pellicola.

Proprio uguale a oggi col digitale, dove la lista meccanica è simile, ma i controlli sono molto molto meno

  • facciamo il bianco (un click e tutto è a posto, se giro in raw posso anche dimenticarlo, anche se non è una buona abitudine)
  • controlliamo i livelli di esposizione (attivo i falsi colori e vedo tutta l’esposizione del set senza vagare con l’esposimetro, senza dover far spostare quasi a tentativi luci etc nella scena).
  • il sensore è esposto e quindi posso pulirlo a ogni cambio ottica, il gate non è la stessa cosa. Se ho sporcizia sul sensore posso notarlo facendo un semplice check con un foglio bianco illuminato dal cellulare.
  • controllo i supporti di registrazione (sono dentro, vedo la durata, mi avverte quando stanno finendo, posso avere backup di sicurezza in altro formato, posso avere doppie schede che finita una passa all’altra senza problemi di continuità, etc etc)
  • gestisco il fuoco con tanti strumenti che mi dicono  e mi fanno vedere su mirini ultranitidi o su monitor dove il fuoco si sposta con linee colorate o peaking di vario tipo.
  • verifico il girato al momento, non devo aspettare la sera per vedere che abbiamo sbagliato qualcosa
  • la copia dei materiali è identica quindi sul set posso generare x copie degli originali per proteggerli al volo, mentre con la pellicola non è possibile.

Insomma senza dover entrare in meriti ultra complessi con check del flusso di lavoro post ripresa, la parte di ripresa, le attenzioni da mettere si sono ridotte non aumentate, è la percezione delle persone che sono pigre e non voglio fare il loro lavoro pensando che tanto ci sarà chi risolverà in post e quindi posso evitare di mettere attenzione nel loro lavoro, ma non è così, e poi si lamentano che i loro prodotti non hanno la qualità per cui hanno pagato…

Quelli che invece dicono che non erano così complicate le telecamere una volta, erano quelli che consegnavano spazzatura, che non pulivano la lente, che avevano i salti di timecode sui nastri, che consegnavano card p2 con problemi o con mille girati e ti facevano perder tempo a scaricare di tutto, che avevano gli audio sui canali sbagliati o con i livelli troppo alti o troppo bassi, o che fornivano materiali per tv che non avevano un controllo qualità molto stretto.

La vera differenza tra il professionista vero e il dilettante è che il professionista riconosce le procedure, il workflow da seguire e lo segue perchè sa che fa la differenza, anche con una semplice gopro, se si lavora nel modo corretto si può estrapolare da un mp4 a 8bit 4:2:0 una buona immagine, ma si deve lavorare in log, esporla correttamente, bloccare iso, shutter etc per poter avere la CORRETTA gestione della qualità. Se la si lascia in automatico è ovvio che i parametri saranno medi, il risultato sarà medio…