Tutto è possibile

Categoria: Filosofia di vita Pagina 3 di 5

Sotto questa categoria raccolgo quelle riflessioni particolari che possono cambiare o affrontare il modo in cui si approccia la vita.

Risparmiare in modo intelligente

Sono di origini Genovesi e il concetto di risparmio fa parte della mia natura, ma per essere precisi, il genovese è parsimonioso, ovvero non è tirchio, non spreca, ma quando serve spende tanto.
Mio padre mi ha insegnato che si deve spendere nel modo giusto, quando serve si deve prendere il meglio, perchè un buon prodotto durerà tanto e avrà senso aver “investito” i propri soldi.

Nell’ambito del filmaking vedo spesso una serie di errori banali e ridicoli, ma che molti non si rendono conto di fare danni sul loro stesso lavoro. Ho deciso di stilare una lista delle cose su cui non si può lesinare, perchè danneggiano tutta la catena della qualità.

lenti

Spesso sento parlare di persone che vogliono associare a buone camere delle lenti di bassa qualità, o cercare nel vintage quasi a caso. La lente è il media attraverso il quale la luce passa e arriverà al sensore, se non è di qualità, tutta la vostra produzione sarà influenzata in modo pesante e definitiva.
Esistono linee di ottiche solo meccaniche, senza elettronica che offrono un buon rapporto qualità prezzo.
Oppure esiste la possibilità di noleggiare quando servono le ottiche di qualità.

Se si vuole risparmiare un poco ci sono molte lenti vintage ottime come qualità, ma essendo manuali sono spesso deprecate.
Attenzione che una vecchia lente, ho scritto più articoli, può avere dei difetti, muffe, polvere e altri problemi, di solito non hanno coating di protezione dai riflessi laterali, per cui la scelta di utilizzare lenti vintage può comportare alcune problematiche operative. La lente è un elemento importante e se si sceglie correttamente il mount è un ottimo investimento, personalmente preferisco investire su una buona lente che su una macchina, perchè una buona lente senza incidenti può durare decine di anni.

filtri

quando si “massaggia la luce” prima di farla entrare nella lente è importante che il filtro che fa passare la luce sia di qualità, sono molti i filtri di basso livello che alterano i colori, riducono la nitidezza dell’immagine, comportano inquinamenti cromatici o difetti varii dalla Ir pollution ad altre situazioni.

Se si vuole risparmiare sui filtri la soluzione migliore è cercare il filtro per diametro, un diametro maggiore di quello delle diverse lenti, e poi un anello adattatore per adattarlo alle diverse lenti, così l’investimento può andare sul lungo termine anche cambiando le lenti, e si potranno riutilizzare nel tempo.

registrazione in alto bitrate

Molto spesso sono tanti quelli che non capiscono perchè registrare a bitrate più alto o a profondità colore maggiore, finchè non devono intervenire sui filmati… più dati registrati maggior qualità disponibile, minor quantità di dati uguale filmati più morbidi, maggior quantità di blocking e difetti varii, in caso di danni ai file maggior quantità di dati persi nella compressione gop, etc etc
Con il basso costo dei supporti di buona qualità e di ampio spazio è sciocco risparmiare quando con poca spesa possiamo avere mille chance in più di editing e operatività. Meglio poter catturare al massimo della qualità e poi scendere che dover fare i salti mortali.

batterie

Le batterie di qualità costano, ma è anche vero che sono gli elementi che danno energia alla vostra camera, ci sono più livelli di qualità, ma la domanda che ci si deve fare è : volete rischiare una camera da 2-3000 o più euro per risparmiare 30-40 euro in una batteria?
Volete rischiare una ripresa fondamentale, un cliente, per aver risparmiato molto su una batteria?

Vogliamo risparmiare seriamente?
comprate batterie ricaricabili, non usate batterie usa e getta.
Ho fatto un post relativo alle ricaricabili, a come si possa accumulare più energia delle usa e getta, maggior controllo, costo inferiore sul lungo termine, inquinamento infinitamente più basso.

supporti su cui registrare

Una delle cose più imbarazzanti è vedere i fault dei supporti di registrazione dati. Troppe persone trattano con superficialità i supporti di registrazione, danno per scontate alte prestazioni ma devono costare poco, e dopo si lamentano di errori, interruzioni di registrazione, etc etc.
I forum sono pieni di gente che si lamenta per aver comprato memorie di basso costo e pretendere che diano prestazioni come quelle che costano 10 volte tanto, o semplicemente si lamentano senza indagare sulle differenze tra una e l’altra.

Un buon supporto di memoria è stabile e durevole nel tempo, i soldi spesi si ripagano in mille occasioni.

Le memorie a basso costo hanno sempre le una o più delle seguenti problematiche :

  • sono instabili con le temperature, e molte camere generano calore, quindi durante la memoria durante la registrazione si può smontare, dare errori o corrompere i dti già presenti
  • meccanicamente meno robuste e più facilmente sensibili a danni da elettricità statica
  • velocità basse e quelle indicate sono solo picchi, spesso solo di lettura, mentre ad un filmaker interessano le velocità costanti di scrittura.
  • Spesso col riempirsi della memoria la velocità scende fino ad un terzo di quella di partenza
  • buffer piccoli di memoria per cui registrazioni brevi di pochi secondi non danno problemi, mentre con registrazioni prolungate ci si può trovare con stop non previsti.
  • spesso sono taroccate… cosa che tanti non sanno, ma il business delle memorie false create usando celle di qualità inferiore e poi vendute come originali è immenso, e la perdita delle vostre foto e video è dietro l’angolo.
sistemi di lettura dei supporti di qualità

comprare un buon lettore di cf, SD, ssd, supporti in generale è un investimento non troppo intenso, ma durevole nel tempo. non vi darò una ragione per farlo, vi farò una serie di domande a cui dovrete darvi una risposta da soli:

  • in un mondo dove tutto corre sempre di più, dove le copie devono ( ma poi chi lo dice) essere sempre più veloci, volete usare chipset di gestione dati economici che potrebbero non controllare i dati e perderne durante la copia?
    succede più di quanto immaginiate
  • volete rischiare di danneggiare un vostro supporto dati con preziosi dati foto e video con un lettore economico?
  • volete perdere tempo durante la copia usando lettori di basso livello o che non utilizzano i moderni sistemi di trasmissione dati come usb 3, 3.1, thunderbolt?
mancato backup

uno dei più grandi errori nel risparmio è non fare più di un backup del girato, conosco troppe persone che hanno perso dati, lavori, clienti per aver lesinato su un disco in più per il backup.

Oggi con un centinaio di euro è possibile acquistare un disco esterno da 4 tera, con un paio di centinaia di euro un disco interno da 8 tera da archiviazione (più lento ma con maggiori garanzia di durata nel tempo). Mai soldi furono ben spesi per proteggere le copie del vostro girato, non apprezzerete abbastanza questa spesa finchè non accadrà un imprevisto. Per convincervi ho scritto un articolo relativo al backup.

cavalletto poco robusto

Trovo imbarazzante vedere gente che si lamenta delle prestazioni di un cavalletto dal prezzo di 50-80 euro o peggio, quando poi affidano a quel fragile oggetto camere del valore di 1000-2000 euro.

Un buon cavalletto se ben tenuto e conservato dura una vita, meglio investire almeno dai 200 euro a salire in proporzione con la camera che si posizionerà sopra, sia per una questione pratica per poter gestire il peso e il valore della camera posizionata sopra e che sarà l’unico elemento che reggerà e proteggerà il vostro investimento. Un buon cavalletto eventualmente si può trovare nel campo dell’usato, magari diventato pesante per il proprietario che l’ha sostituito con uno più leggero in fibra di carbonio, ma sempre in buone condizioni.


Il caldo il nostro nemico numero 1

Siamo all’inizio dell’estate e i telegiornali si riempono di consigli su come combattere il caldo e i problemi che causa al nostro corpo, ma spesso si sottovaluta l’azione del calore sulle varie apparecchiature che utilizziamo, faccio due chiacchiere sui problemi del caldo su cineprese, lenti, hard disk, computer etc…

Quando stiamo lavorando all’aperto è facile che siamo sotto il sole, o anche se siamo sotto una tenda per proteggere le attrezzature dal sole, la temperatura sarà alta, e il rischio che le attrezzature lavorino meno bene è alquanto alta. Cerchiamo di capire quali possono essere le problematiche che possiamo incontrare.

Molti video maker sottovalutano il surriscaldamento del sensore e gli effetti di tale situazione sulla qualità delle immagini.

Partiamo dal discorso più ovvio e banale, se la camera si surriscalda troppo tende a bloccarsi o spegnersi per evitare danni all’elettronica, come tale ci impedisce di lavorare o peggiorerà la qualità delle immagini. Più il sensore è sensibile come gamma dinamica e più la camera tenderà a generare calore, non a caso molto dslr fullframe si spengono dopo x minuti di utilizzo o bloccano la registrazione per evitare danni (e non solo per il limite burocratico dei 29 minuti 59 secondi altrimenti viene messa in categoria cinepresa). Diverse telecamere tendono ad avere problemi con il surriscaldamento generando artefatti nella compressione o banalmente più rumore video se si alza la sensibilità.

E’ noto che esistono delle modifiche per le fotocamere ad uso astronomico per raffreddare in modo sensibile il sensore e ridurre la quantità di rumore generata sia nelle lunghe esposizioni che nelle riprese ad alti iso. Esistono diversi studi per molte camere dove aumentando il sistema di raffreddamento il rumore originale tende a ridursi in modo molto sensibile, pur lavorando nella stessa identica condizione.

Una cinepresa digitale ha il suo sistema di raffreddamento e più si va in alto con la categoria (Arriflex e Red) hanno sistemi di stabilizzazione della temperatura del sensore per cui l’oscillazione possibile è di frazioni di un grado per offrire il meglio delle immagini. La prossima volta che faremo una ripresa con una qualunque camera (escluse le suddette fasce alte), potrebbe essere utile scoprire quale sia la sua miglior temperatura di utilizzo per capire meglio le diverse risposte di resa del dettaglio e cromatica.

Quindi quando si legge che una camera lavora da -20 a +45 gradi, questo non si significa che funzionerà al meglio, ma semplicemente che può funzionare in quelle condizioni.

Qualcuno potrebbe aver notato che non tutte le lenti sono con la cover nera, soprattutto le lenti più “ingombranti” esistono in “bianco”. D’estate, sotto il sole una lente completamente nera attira il calore, e il calore significa dilatazione termica degli elementi. Con la dilatazione delle lenti, dei meccanismi interni, delle ghiere etc possono bloccarsi o danneggiarsi. éer questa ragione alcuni produttori realizzano una versione chiara per ridurre il surriscaldamento delle suddette lenti. Indipendentemente dalla “vestizione” le lenti fanno parte di quegli oggetti che non devono surriscaldarsi, e se prendono meno sole possibile fa solo bene alla vita e alla durata di questi prodotti.

Anche avvitare dei semplici filtri, se la filettatura si è surriscaldata, può diventare un’impresa perchè bastano pochi decimi di mm di dilatazione per non far funzionare la filettatura. Sotto il sole i filtri neutri o i filtri neutri graduali sono indispensabili per poter fare una ripresa esposta correttamente, per cui è importante proteggere le lenti dalle alte temperature, alle volte basta poco, una maglietta bianca o un fazzoletto posto sulla lente mentre non la usiamo per controllare il surriscaldamento.

I supporti sono robusti, le card reggono temperature molto estreme, reggono, non significa che funzionano a temperature molto estreme… quando si sottopongono le card SD e CF a temperature molto calde c’è il rischio che la dilatazione termica possa creare falsi contatti o problemi di contatti mentre state facendo la ripresa della vostra vita.

Lo stesso discorso può essere applicato anche ai dischi nel momento in cui dovrete praticare il backup e la copia dei materiali sui dischi esterni.

Tutti i dischi meccanici si basano sulla scrittura magnetica con puntine che stanno in prossimità della superficie del disco. Se sopponiamo un disco a temperature più alte, possiamo avere più punti deboli della catena di trasmissione e registrazione dei dati:

  • il disco magnetico se dilatato dall’alta temperatura potrebbe scrivere i dati con una leggera sfasatura di posizione rispetto alle indicazioni date dal firmware del disco, e quindi essere non leggibile in rilettura a temperatura di normale esercizio.
  • il surriscaldamento del meccanismo di spostamento dei bracci può creare degli scontri tra i bracci e gli elementi intorno a se (un vecchio modello wd che conservo come esempio di pessima progettazione…)
  • il surriscaldamento dei chipset di controllo del disco può corrompere i dati in scrittura, per cui è sempre importante fare copie dei dati con un software di verifica MD, in modo che durante la copia il software ricontrolla i dati scritti (se non avete o non sapete quale software scegliere, la versione free di DavinciResolve ha questa funzione sotto mac, win e linux).
  • Il box / la docking station del disco stesso surriscaldandosi potrebbe dare problemi di riconoscimento / lettura scrittura dei dati ad alte temperature. Ho usato diversi box per dischi, dischi di ogni tipo dai lacie a semplici maxtor, wd, fino a prodotti più professionali come G-Drive, ma le alte temperature possono mettere in difficoltà praticamente tutti questi prodotti sul set. Ho sperimentato dal docking station che ad alte temperature funziona con un connettore e non con un altro (usb 3.0 no thunderbolt), oppure che a surriscaldamento i dischi non vengono più riconosciuti dal raid, appena si raffreddano il sistema torna a funzionare. Il che potrebbe anche essere urtante per un sistema da quasi 2000 euro di dischi, ma gli ingegneri hanno pensato come mettere quasi cento tera dentro il box ma non un sistema di raffreddamento per gestire il surriscaldamento generato da tutti quei dischi fatti funzionare insieme al massimo della velocità.

Non dimentichiamo poi il nostro computer, ha due elementi che non solo generano calore, la CPU e la GPU, ma sono sensibili all’aumento della temperatura, raggiungendo determinati limiti il processore può ridurre le sue prestazioni, la scheda video si disabilita, oppure si arriva allo spegnimento completo del computer, impedendo il backup che stavamo facendo.

Tutto questo senza contare che il caldo darà problemi alla nostra salute, alza la pressione, ci disidrata, ogni oggetto diventa caldo da tenere in mano, e ci abbronziamo… a luglio 2017 durante una giornata di riprese sotto il sole ho cambiato letteralmente colore, oltre al fattore rischio ustioni c’erano ben altre problematiche legate alla salute fisica, quindi facciamo attenzione all’attrezzatura, ma attenzione prima di tutto alla propria salute.


Remaster… chissà se è un bene.

Con il bluray, l’alta definizione introdotta agli inizi del 2000, il 4k di oggi, c’è un fiorire di revival di prodotti e film completamente “rimasterizzati”… termine alquanto inquietante, sia nel video che nell’audio. Perchè dico inquietante? Perchè raramente si tratta di un restauro o recupero di una pellicola, ma nella maggior parte dei casi si tratta di DANNEGGIARE pesantemente il lavoro originale in funzione del pseudogusto di qualcuno che si permette di alterare e in alcuni casi rovinare la fatica originale con interventi non richiesti nè approvati.

In passato scrissi un articolo sui formati cinematografici, video e come per seguire le mode fossero stati danneggiati i film dall’accetta del pan e scan o peggio nel passaggio della tv in 16:9 fossero stati massacrati nuovamente per “ottimizzarli” al nuovo formato, un terribile esempio è il cult di SamRaimi Evil Dead, La casa, che fu rimasterizzato dall’originale 16mm 3:2 in un 16:9 forzatissimo massacrandolo con un brutale taglio sopra e sotto delle immagini.

purtroppo non solo gli anni 90 e inizio del 2000 furono teatro dei diversi tipi di tagli selvaggi delle inquadrature senza rispettare in nessun modo il framing originale, ma spesso danneggiando la struttura narrativa del film, in Evil Dead si nascondono elementi fondamentali nella storia da questi tagli.

Jack Cardiff (1914-2009) era un direttore di Fotografia che ha lavorato per quasi 100 film, un Oscar alla carriera come DoP, diverse nomination all’Oscar e a molti altri premi sia nominato che vinti, quindi un tecnico e un artista del suo lavoro, che prendeva decisioni ponderate e soprattutto che merita rispetto per il suo lavoro.

Perchè cito questo autore? perchè ho appena comprato il bluray di un film a me caro dall’infanzia, L’occhio del gatto 1985 , una trilogia di storie scritte da Stephen King, A volte ritornano, che hanno come comune denominatore un gatto di strada.
Peccato che nell’attuale distribuzione si sia eseguito uno di questi cosiddetti remaster… se si fosse trattato di un restauro curato con la supervisione e il benestare del direttore della fotografia, potrei anche capire, ma purtroppo qui si parla di un massacro in nome di trend modaioli (moderni) nella correzione del colore e della manipolazione delle immagini.

Il master proviene da una pellicola degli anni 80, quindi con grana presente, con un certo tipo di luce e contrasto, con colori non troppo saturi, e un lavoro di fotografia di un certo tipo. Purtroppo chi ha eseguito il remastering ha seguito una serie di scelte abbastanza discutibili e soprattutto molto banali su una fotografia ben definita. Ho deciso di confrontare due master, quello dell’edizione inglese, più fedele al master originale pellicola, e quello del bluray italiano ricevuto.

Fin dalle prime inquadrature è evidente che sia stata applicata una minima schiaritura alla pellicola, un poco cupa, ma il colore è stato spesso alterato secondo le mode moderne e la tendenza al Orange and teal. In questa prima immagine è evidente come le ombre siano state raffreddate, senza una ragione precisa, se non per una infausta moda…

In questa successiva inquadratura, che cita un altro film di Stephen King, Cujo, ci accorgiamo che senza motivo nel remaster il bidone anonimo a destra è stato ben evidenziato con una saturazione… il che distrae dalla composizione originale e dal muso del cane… chissà se il colorist in questione era conscio delle basi della composizione luce, colore applicata dal direttore di Fotografia?

 

Siamo ancora nei titoli di testa, e dopo aver neutralizzato i colori dei cartoni posteriori, i colori dei jeans sono diventati blu quasi elettrico.

 

 

In questo caso la reilaborazione è accettabile, tranne per il fatto che il colore era voluto, si vede la sfumatura del filtro ND graduale color Tabacco in alto… ma a questo colorist probabilmente sembrava troppo anni 80 (ehi! è un film girato negli anni 80).

Un altro intervento sui blu, notate il vestito verdino che diventa blu senza ragione (e gli altri colori sono rimasti più o meno uguali), ma bisogna dare importanza a quell’anonima comparsa… di sicuro la costumista è contenta che le sue scelte siano alterate dopo 30 anni…

Di nuovo, senza ragione vediamo questo Teal senza orange sulla porta accanto all’attore. Chissà se allo scenografo avrebbe fatto piacere sapere che il colorist si vuole arrogare il diritto di cambiare la scenografia.

 

E qui andiamo a cadere… perchè se si fa un remaster mi aspetto di vedere una immagine migliore, più pulita e leggibile, non che una notturna sia resa più satura e più scura dell’originale… questo non è un effetto notte  🙁

 

Introduciamo ulteriori problemi, mettiamo una saturazione forte dietro l’attrice portando il vestito dello stesso colore del fondo, così si mimetizza meglio, o si perde l’effetto impiastriamo bene l’immagine sennò si vede che il direttore di fotografia sapeva lavorare…

Stavolta è curioso come abbia deciso di togliere la dominante verde dei muri, senza toccare il resto… forse pensava che erano un errore introdotto dalle illuminazioni a led economiche… ah no, negli anni 80 non c’erano, si usavano le lampade al Tungsteno…
Se avesse visto un paio di volte il film si sarebbe accorto che il verde è usato nella fotografia a livello simbolico e appare più volte in determinati momenti del film.
Tecnica usata anche da Dean Cudney nel classico “The Thing” di Carpenter anticipando con il colore della luce l’arrivo di uno dei personaggi posseduti dall’alieno.

Un’altra inquadratura del tipo, se non è blu non può essere una notturna, per forza…

 

 

 

Qui Drew Barrymore era troppo visibile, allora visto che dovrebbe essere notte, portiamo tutto a blu, scuriamo, appiattiamo l’inquadratura e rendiamo meno leggibile il tutto…

 

 

Andiamo a replicare il look di Underworld, tanto è un horror, sono tutti uguali, no ? il fatto che si perda la mano dello gnomo malvagio in mezzo al buio perchè non c’è più il contrasto col rosso…

oppure che la dolce Drew diventi una specie di pallida vampira nella sua cameretta è solo un dettaglio, chi ci fa caso?

 

 

La scena è illuminata, ma la facciamo blu, così sembra più notturna a cupa, il fatto che ci siano colpi di luce, luce riflessa etc e ombre direzionali non le nota nessuno…

 

 

Qui poi il the best of, un primo piano su cui non solo appiattiamo la figura del gatto ma rendiamo la piccola Drew una vampira… già perchè l’incarnato se fosse colpito da una luce blu non rifletterebbe il colore blu in quel modo, ma il sangue riflette la luce… quel tipo di resa qui rappresentata è data dai cadaveri o dai morti viventi.

Ora capisco che chi è ignorante di queste materie potrebbe sembrare che me la prendo troppo per qualche cambiamento, ma la cosa grave è che una sola persona ha danneggiato il lavoro di diverse equipe di professionisti in un sol colpo, cambiando le scelte del dop, del montatore (perchè luminosità e colore sono elementi da considerare nel montaggio), scenografi e costumisti. Trovo imbarazzante che per seguire le mode di qualche tipo si trasformi il lavoro di diverse persone in una deviazione quasi digitale di una PELLICOLA, perchè a completare il tutto, c’è anche un certo livello di pop nelle immagini, quella bellissima invenzione che trasforma anche Barry Lyndon nella peggior immagine digitale di una handycam di basso livello.


Procrastinazione il male del 21 secolo

Come post di inizio 2018, in un momento in cui tutti fanno propositi per il nuovo anno si deve affrontare il classico nemico di ogni creativo di questo mondo, la causa dell’inedia generale : procrastinazione e distrazione.

Proprio in questo momento scrivendo queste parole non sto creando una nuova storia, una nuova immagine, una nuova animazione, non sto mettendo giù le basi di un nuovo libro. Mi vengono in mente le parole di Stephen King, nel suo splendido libro On Writing, dove indica come male moderno la distrazione, la televisione, il fatto che lo scrittore sia più impegnato a vedere l’ennesima replica di Frasier o per essere più moderni l’ennesima serie su NetFlix, che potremmo vedere in qualunque momento.

I VERI PROPOSITI PER IL 2018 SONO :

  1. tolgo la app di facebook dal cellulare (tanto i messaggi arrivano con l’altra app)
  2. cerchiamo di staccare internet e il wifi quando non serve realmente…
  3. cerchiamo di scrivere ogni giorno una buona idea
  4. cerchiamo di realizzare un progetto ogni settimana
  5. cerchiamo di lanciare un video ogni mese, almeno
  6. cerchiamo d’imparare qualcosa di nuovo ogni giorno
  7. dedichiamo abbastanza tempo per osservare un bambino e imparare da lui a vivere in modo più sereno e felice

guardando i miei nipoti sto reimparando a stupirmi, sto imparando a rilassarmi, sto imparando quanta follia ci sia intorno al mondo.


Un pezzo della mia storia sulla qualità visiva.

Abbiamo abbastanza qualità per i nostri progetti?

Dopo aver cambiato tanti mezzi di ripresa sono approdato ad un prodotto che mi permetterà per qualche anno di lavorare tranquillo, anche ad alto livello. La cosa curiosa è proprio che mentre mi sono stabilizzato con questo mezzo, ho letto tutta una serie di articoli relativi ai vari camera’s peeper che nell’attesa della fantomatica nuova macchina, deprecano cosa possono avere per le mani, prodotti ottimi per raccontare una storia.

Esiste un termine in inglese coniato da Stu, Next camera disorder, che rappresenta bene il concetto : non posso lavorare con il mio attuale strumento, perchè quello che sta per uscire è meglio… non devo sprecare tempo ora con la mia camera/reflex/cinepresa, perchè otterrei risultati di qualità non sufficiente.

videoDifettiOggigiorno sembra che la prossima camera che si comprerà sarà sempre migliore, più risoluta [8k], più sensibile [Sony A7 series], Modulare quindi sarà la definitiva [Axiom], più professionale [cinepresa XXX scegliete voi], quindi si procrastina con la storia…

Ammetto che comprendo la perplessità di alcune persone, di fronte a mille offerte e ad un mercato in continua evoluzione, ma non comprendo la pigrizia… Si vogliono macchine sempre più automatiche e perfette, dove fanno tutto loro, e che costino poco poco, ma allora dove sta l’arte e l’abilità nell’usarle se fanno tutte le cineprese/telecamere/macchine fotografiche?
Non a caso si vedono un sacco di immagini patinate, tutte molto simili, con lo stesso movimento di slider, con gli stessi filtri di post, le stesse lut… le fanno le macchine, [mod provocazione On] quindi i creatori diventano intercambiabili e si possono pagare anche poco, tanto uno vale l’altro [mod provocazione Off].

Senza diventare noiosi, la prima camera che ho usato nel 1990 (si comincio ad essere un master) era una vhs spallare, e la risoluzione effettiva era di circa 200 linee, quindi se avessimo acquisito il materiale digitalmente al max della qualità l’effettiva risoluzione (interlacciata) è circa 320×200 pixel, poi l’acquisizione da vhs decente con tbc si può fare in pal, ma non vedreste nessuna differenza di qualità e nitidezza. Il montaggio si eseguiva facendo almeno un paio di copie [degrado analogico forte] durante il montaggio, e quello diventava il master, che poi veniva duplicato per mandarlo ai rari festival che accettavano vhs 25 anni fà… Eppure la gente con il vhs e 8mm (nastro digitale) girava comunque cortometraggi.

un esempio molto interessante è questo cortometraggio che ha lanciato Robert Rodriguez, e che gli ha permesso di essere conosciuto da molte persone, compreso Quentin Tarantino che vide la brutta copia della copia della copia di questo VHS.

Poi passai con un grande salto ad una MiniDv, dove la risoluzione era realmente 720×576 pixel, molto sporchi [sensibilità intorno ai 800 iso tirata max] e contrastati, e interlacciati. Ma comunque questo non ha impedito la realizzazione di storie, da li poi un salto all’HDV progressivo 1440×1080, e il full HD con le tre ccd e poi le mirrorless panasonic. Butto li qualche cifra di pixel pur sapendo che sono termini relativi, nel mio articolo relativo alle risoluzioni ho fatto una disamina più precisa su quale sia la differenza tra la risoluzione apparente e reale, e come il numero di pixel non sia il reale indicatore di qualità di un prodotto.

Con le mirrorless ho ritrovato il piacere di usare obiettivi a fuoco manuale, il controllo manuale e reale dei diaframmi della camera, lavorare con ottiche fisse, ho usato telecamere che avevano solo metà dei diaframmi dichiarati, mentre oltre una certa cifra i diaframmi erano emulati dall’uso di un filtro neutro che toglieva luce, non cambiando la profondità di campo (e spesso introduceva una dominante verde… mannaggia ai progettisti daltonici).

Oggi sono su una macchina che produce dal fullHD registrato con prores Proxy alla qualità più scarsa fino al 4k raw quando si ha bisogno del massimo della qualità e della flessibilità in post produzione, il tutto con qualche vincolo, perchè nascendo come cinema camera nasce è stata pensata per usi di un certo tipo, per persone che sanno come riprendere e postprodurre il materiale in un certo modo, ma è esattamente quello che cercavo, perchè mi offre il controllo che volevo e una qualità di gran lunga oltre quello che mi serve oggi (con la precedente camera ci hanno girato inquadrature di Madmax, diciamo che con questa si può anche fare di più).

Ognuno di noi ha una sua idea della qualità, poi però la pubblicità, le immagini luccicanti delle pubblicità ci possono far cambiare idea.. forse… o forse sono pensate per farci pensare che non abbiamo abbastanza.. una delle basi della cultura moderna del marketing, far credere di non aver abbastanza per far comprare il superfluo, sempre. Ho scritto una riflessione sul 4k oggi, proprio in funzione dell’inutilità di avere il 4k in tv, sui cellulari e sulle camerine amatoriali.

I miti della qualità

ora stacchiamoci dai sentimentalismi e cerchiamo di capire cos’è realmente la qualità, reale o percepita. quando si osserva una immagine noi percepiamo prima la luminosità e poi il colore, tramite la luminosità percepiamo il dettaglio, la profondità e le distanze tra gli elementi, poi il colore ci fornisce informazioni aggiuntive sugli elementi; questo principio non è digitale, ma analogico, perchè sono così che funzionano gli occhi dell’essere umano, coni per il colore e bastoncelli per catturare la luce, questi ultimi essendo più numerosi e attivi per catturare luce e movimento forniscono il vantaggio.

quindi analizzando una immagine in movimento cosa possiamo indicare come qualità?

  • la risoluzione dei dettagli fini, quindi poter vedere ogni elemento possibile.
  • la capacità di fornire dettagli e informazioni sia in ombra che in luce, come fa l’occhio umano che ha una gamma dinamica molto ampia
  • dei colori percebili NON troppo accesi, perchè se troppo accesi alterano la percezione delle sfumature, e comunque l’occhio umano percependo prima la luminosità e poi il colore, in una immagine troppo satura percepirebbe meno dettaglio, quindi la ritiene meno ricca.
  • riproduzione corretta del movimento veloce, quindi non troppo nitido altrimenti diventa stroboscopico, non troppo mosso, altrimenti diventa illeggibile.

beh in teoria questi sono elementi oggettivi per determinare la qualità, ma basta andare in un centro commerciale e vedere come le persone percepiscano come migliore quello che è l’esasperazione di questi elementi, colori accesi tanto da perdere tonalità perchè vanno in solarizzazione, contrasti e maschere di contrasto esasperati per mostrare una “incisione” di dettaglio che non esiste, ma creando una specie di finto basso rilievo danno l’illusione di tale elemento visto da lontano, funzioni infernali che tolgo e aggiungono la sfuocatura di movimento in funzione della follia dell’ingegnere che ha progettato quei circuiti, convinto che il “SUO” gusto visivo sia quello da imporre al resto del mondo, sicuramente nel 90% non disabilitabile, e così via… tanto da trasformare le immagini cinematografiche in specie di telenovelas brasiliane anni 90…

10 tacche di colorequalche dubbio? bene guardate bene questa PNG, dove ci sono tacche a stacchi di 10 toni tra un colore e l’altro e tra una luminosità e l’altra, a seconda del vostro monitor e della calibrazione applicata, appena voi andate a toccare la saturazione perdete i primi toni da sinistra, ovvero dal 30 al 40% delle sfumature colore della vostra immagine.

Stessa cosa vale per la luminosità dove le parti più scure vanno a perdersi.
Poi ci sono quelli che dicono, si va beh quando visualizzo una tabella di colori, di solito ho immagini ricche di colore…

osservate questa immagine, alzando la saturazione perdiamo due cose fondamentali, il dettaglio tra i pistilli, perchè tutte le sfumature minime diventano uguali e quindi si appiattiscono, e il colore vero, perchè in origine il fiore è tra il rosso e il lilla, ma alzando la saturazione, il blu è già al massimo, quindi alzandosi il rosso si perde l’equilibrio originale, trasformando un colore in un altro.
A dimostrazione che sbagliano quelli che dicono che alzando la saturazione, avendo colori più brillanti otteniamo colori più naturali, dato che accade esattamente il contrario.

saturazione

 


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